Obesità infantile

I tassi troppo elevati di obesità infantile stanno diventando un problema anche nei Paesi a basso e medio reddito. È quanto emerge dal rapporto più completo dell’UNICEF degli ultimi decenni, secondo una nuova valutazione globale della malnutrizione che interessa proprio i bambini.

Il rapporto UNICEF lascia emergere un quadro decisamente allarmante dello stato di salute dei più piccoli. Sembra infatti che circa 200 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni, per meglio dire 1 su 3 in tutto il mondo, sono denutriti o sovrappeso. 

La grave carenza di micronutrienti rimane una delle sfide più persistenti sia in Africa sia nell’Asia meridionale. Ma il dato più preoccupante riguarda la rapida diffusione della obesità infantile. Sono almeno 340 milioni i bambini e ragazzi di tutto il mondo tra i 5 e i 19 anni, e circa 40 milioni i bambini sotto i 5 anni, ad essere stati classificati in sovrappeso.

L’aumento vertiginoso dei bambini obesi si registra nella fascia di età superiore ai 5 e inferiore ai 19 anni, dove il tasso globale di sovrappeso è quasi raddoppiato, aumentando dal 10,3% nel 2000 al 18,4% nel 2018.

Obesità infantile in rapido aumento

“È un aumento incredibilmente veloce”. Così ha commentato i dati Laurence Chandy, direttore dell’Ufficio delle analisi e delle politiche globali dell’UNICEF, nonché autore principale del rapporto. “È difficile pensare a qualsiasi indicatore di sviluppo in cui si nota un deterioramento così rapido.”

La maggior parte dei bambini interessati dal rapporto UNICEF vive nel Nord America, in Europa orientale, nelle nazioni delle isole del Pacifico e del Medio Oriente; tutti Paesi ad alto e medio reddito. Come è facile immaginare, gli Stati Uniti sono in cima alla lista, con un tasso di sovrappeso adolescenziale intorno al 42%.

Il problema tuttavia non è più “esclusiva” dei Paesi ricchi. Infatti, man mano che alimenti raffinati e bevande zuccherate diventano più economici e più ampiamente disponibili, i livelli di obesità infantile si stanno alzando anche nelle fasce sociali a reddito familiare sempre più basso.

Un aumento vertiginoso si sta registrando in particolare in Africa e in Asia meridionale. Basti pensare che nell’anno 2000 solo un quinto dei Paesi a basso reddito aveva una popolazione adolescente composta dal 10% di giovani obesi o in sovrappeso; nel 2016 tale soglia è stata raggiunta da tre quarti degli stessi Paesi.

Non solo. Sono proprio le Nazioni a basso e medio reddito a registrare gli aumenti più rapidi. Ad esempio, in Sudafrica il tasso di sovrappeso giovanile è passato dal 3% al 24,8%.

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Aumenta l’obesità infantile ma non diminuisce la fame

I dati emersi dal rapporto ad ogni modo non lasciano tranquilli neanche sull’altro versante, quello della denutrizione e della fame nei Paesi in via di sviluppo.

Alla velocissima impennata dell’ obesità infantile non ha fatto da contrappeso un miglioramento dei tassi di denutrizione. Questo perché i cibi elaborati sono spesso ricchi di zuccheri ma rimangono poveri di nutrienti essenziali. Per tale ragione molte famiglie povere possono trovarsi contemporaneamente a dover affrontare sia la denutrizione sia l’obesità.

Il fenomeno porta alla cosiddetta “fame nascosta“: il bambino potrebbe non sembrare malnutrito, ma rimane carente di nutrienti essenziali che possono ridurre la sua crescita e incidere sul funzionamento del sistema immunitario. Per dirla con Chandy, “Una cattiva alimentazione può spesso portare all’obesità negli adulti e all’arresto della crescita a causa della carenza nutrizionale tra i bambini”.

L’impatto di queste tendenze sui sitemi economici dei Paesi poveri potrebbe rivelarsi disastroso. L’aumento dell’obesità infantile diventa infatti un segnale minaccioso per i sistemi sanitari di quei paesi. Pensiamo agli oneri economici di condizioni come il diabete di tipo 2, artrite, problematiche cardiovascolari e altre condizioni legate all’obesità, come la stessa diabesità che è sempre più diffusa.

Si tratta di patologie che hanno una fortissima incidenza sulla spesa nei sistemi economici dei Paesi ricchi; in quelli poveri la situazione potrebbe diventare schiacciante.

Adolescenti e bambini obesi: interventi

Il cambiamento che i Paesi più poveri stanno vivendo è molto più veloce di quanto ci si sarebbe aspettati. Gran parte delle responsabilità sono da ricercarsi nella diffusione di alimenti elaborati, che possono fuorviare i genitori nelle scelte alimentari dei propri figli. Per non parlare dello zucchero e delle sue alternative: anche i dolcificanti fanno male o comunque esercitano un’influenza sull’intestino e l’aumento di peso.

Qusto avviene più o meno consapevolmente per l’impatto della pubblicità sulle scelte d’acquisto dei prodotti alimentari. Da alcune interviste di ricerca in in Malawi e in India, è emerso che molti spendono più soldi per acquistare alimenti trasformati che ingredienti freschi.

Questo probabilmente perché gli snack vengono etichettati come “nutrienti” quando invece il loro contenuto è prevalentemente a base di zucchero. Da qui dunque si innescano problematiche come la glicemia alta e l’insulino-resistenza.

Non solo. Sono recentissimi gli studi che hanno confermato un legame tra i cibi ultraprocessati e l’aumento del rischio cardiometabolico nei bambini. E dal punto di vista psicologico, si moltiplicano gli studi che dimostrano l’esistenza di una dipendenza da alimenti ultra-processati.

Ma allora saremo destinati all’obesità? Un segnale di speranza seppure minimo proviene dalle scelte più recenti di alcuni Paesi per contrastare il fenomeno obesità infantile, volti a scoraggiare il consumo di alimenti malsani.

Ad esempio, Cile e Messico hanno recentemente introdotto un’imposta sulle bevande zuccherate; Singapore invece ha appena annunciato l’intenzione di diventare il primo Paese al mondo a vietare la pubblicità di queste bevande. Una recente proposta dallo scienziato Carlos Monteiro, poi, prevede l’inserimento di avvertenze sugli alimenti ultra-processati, come accade per le sigarette.

Certamente la tendenza potrà capovolgersi se verrà data la giusta attenzione all’indice glicemico alimenti. Staremo a vedere se i Governi saranno più attenti alla salute di quanto non lo siano i consumatori.

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