Stanchezza da quarantena

Dagli USA arrivano i primi segnali sul fenomeno indicato come “stanchezza da quarantena” (quarentine fatigue) destinata a caratterizzare anche il nostro scenario sociale. Monitorando i dati di localizzazione degli smartphone i ricercatori si sono resi conto che dall’inizio del lockdown iniziato a metà marzo gli americani stanno sempre meno a casa. Questo è dovuto appunto alla fatica che questa condizione porta e che non accenna a diminuire.

Le prime significative variazioni degli spostamenti si sono registrate durante la settimana del 13 aprile e sono state relativamente leggere; tuttavia gli esperti di sanità pubblica manifestano una certa preoccupazione per l’accentuarsi del fenomeno. Qualsiasi aumento dei viaggi e delle uscite, dicono, è prematuro quando rimanere a casa rimane il modo più efficace per limitare la diffusione del virus.

Cos’è la la stanchezza da quarantena?

I dati arrivano dal Maryland Transportation Institute dell’Università del Maryland. Come ha dichiarato Lei Zhang, ricercatrice principale e direttrice dell’Istituto, “abbiamo visto qualcosa che speravamo non accadesse, ma è lì”. La ragione? La quarantena prolungata porta stanchezza.

Dopo oltre un mese di chiusura tutti noi ci sentiamo stanchi; ovviamente non si tratta di vero affaticamento fisico ma della risposta del nostro corpo al sovraccarico mentale. Paura di contrarre il Covid-19, incertezza del futuro, insonnia caratterizzano questo difficile periodo. Accade allora che le persone si muovano di più per rilassarsi ed allentare la tensione.

Insomma, siamo stanchi di rimanere a casa e questo non è un mistero, negli USA come in Italia.

Per tornare alla ricerca, Zhang ha previsto che il numero di persone che restano a casa continuerà a calare man mano che inizieranno a riaprire aziende, spiagge e strutture pubbliche. Questo processo infatti è iniziato la scorsa settimana negli Stati come la Carolina del Sud e la Georgia, in cui sono stati annunciati i tempi di sblocco in vari settori.

Fino al 17 aprile, la ricerca ha messo in luce che la percentuale di persone che si presumeva fosse rimasta a casa – il che significa che i loro telefoni non si sono mossi di almeno un miglio quel giorno – è scesa da una media nazionale dal 33% al 31%, rispetto al venerdì precedente. Questo si è verificato dopo sei settimane durante le quali la percentuale di permanenza a casa era aumentata o comunque stabile. La settimana successiva è stata invece quella in cui hanno iniziato ad avvertirsi più chiaramente i segnali dell’affaticamento da quarantena.

È ancora presto per sapere se i risultati rivelino un calo momentaneo o l’inizio di una vera e propria tendenza. In ogni caso le dimensioni del campione di studio sono veramente molto vaste e anche piccole variazioni nel tempo possono essere significative. Il fenomeno della stanchezza della quarantena peraltro verrà certamente esplorato anche in Italia e capiremo se la teoria troverà conferma; così come capiremo se la maggiore mobilità porterà ad un aumento di contagi, ricoveri e decessi.

Stanchezza da quarantena: quando e perché arriva

Stanchezza da quarantena
Arriva la stanchezza da quarantena: sempre più persone escono di casa 1

Ma perché sempre più persone non riescono a stare a casa? Gli esperti hanno avanzato teorie plausibili sul perché i dati della settimana del 13 aprile rappresentino un punto di non ritorno.

Sono numerosissime le persone costrette a casa oltre la quinta settimana; queste sono tecnicamente al secondo mese di clausura senza avere chiara la fine di questa imprevedibile situazione. Videochiamate e aperitivi virtuali, poi, peggiorano le cose e favoriscono la diffusione di sentimenti di solitudine e isolamento. A questo si aggiungono le miti temperature primaverili che attirano le persone verso l’esterno delle proprie abitazioni, soprattutto nelle regioni più calde dove è imminente l’arrivo dell’estate.

Insomma, sembra che stia venendo fuori il messaggio che si possa cedere alla stanchezza della quarantena e dire “Adesso è abbastanza”. In questo anche inconsciamente sembrerebbero avere un peso gli annunci dei governatori sulla riapertura delle varie attività; le persone sono più portate a proiettarsi mentalmente alla fine del lockdown e a percepire le regole della quarantena in modo meno stringente.

“Le persone possono sentire che sta arrivando la fine del blocco, quindi diventano più ansiose”, ha dichiarato Susan Hassig, docente di epidemiologia all’Università di Tulane. “È un po’ come un bambino prima di Natale.”

Questo avviene nonostante le raccomandazioni ufficiali alla cautela. I messaggi dei vari governi, in realtà, sono molto chiari e stanno ancora incoraggiando le persone a rimanere a casa e ad uscire solo in caso di necessità, ad esempio per andare al lavoro o al supermercato.

Fatica da quarantena e indice di distanza sociale

Nei Paesi degli USA il calo di quello che è stato definito dai ricercatori l’indice di distanza sociale è iniziato il 14 aprile. Questo parametro riflette la quantità di persone che rimangono a casa, la quantità e la distanza percorsa in aereo, in auto, in transito, in bicicletta e a piedi, ha affermato Zhang. I telefoni che non hanno fatto soste di almeno 10 minuti, come quelli che vanno in giro a fare un giro in bicicletta o a spasso con il cane, sono stati registrati come “persone che restano a casa”.

Naturalmente i dati di localizzazione hanno i loro limiti. Non è stato ancora chiarito dove vadano le persone. Se si tratta di passeggiate andata e ritorno, per esempio, la maggiore percorrenza non è certamente un indice di maggiore probabilità di diffondere il virus. In ogni caso i dati raccolti si stanno rivelando interessanti. È la prima volta che il mondo come oggi lo conosciamo affronta un periodo così esteso di restrizioni.

Strategie per rispondere alla stanchezza

L’analisi dei dati di localizzazione è importante anche perché i governi, se vogliono scoraggiare le persone ad avventurarsi in spostamenti più frequenti, devono capire meglio il perché lo stanno facendo.

La risposta alla stanchezza da quarantena che si manifesta come irrequietezza, ad esempio, potrebbe essere quella di riaprire parchi più grandi o chiudere più strade al traffico per consentire alle persone di uscire all’aperto a distanza di sicurezza. Se alcuni iniziano a circolare perché hanno perso il lavoro, la risposta potrebbe essere un maggiore aiuto finanziario. Per chi soffre la solitudine e il sentirsi tagliato fuori dalla società, secondo gli esperti, potrebbero essere utili messaggi di empatia e compassione da parte del governo.

“L’isolamento è reale. La solitudine è reale”, ha detto Abroms, di GWU. “Dobbiamo aggiungerlo nei nostri messaggi. Dobbiamo riconoscere che non è facile rimanere a casa.”

Aspettiamo di conoscere i dati italiani che presumibilmente saranno del tutto simmetrici a quelli esaminati negli USA; è comune, infatti, il senso di affaticamento anche fisico che caratterizza ormai le giornate di un numero sempre maggiore di persone.

I rimedi? Secondo gli esperti per far fronte alla sensazione di stanchezza e apatia la cosa migliore è pianificare le giornate e cercare, per quanto possibile, di fissare schemi per dividere il tempo nella maniera più utile e produttiva. Inoltre, per combattere l’affaticamento mentale dovremmo sforzarci di mantenere i contatti, anche solo virtuali, e di dimostrarci positivi; il tutto cercando di non cadere in lamentele e pessimismo che possono solo peggiorare la situazione.

Chissà, forse con le strategie giuste potremo riuscire a gestire al meglio la stanchezza della quarantena senza mettere a repentaglio le settimane di sacrifici affrontate finora.

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